IMPIANTI A BIOMASSA: LE INDICAZIONI DELLA NORMATIVA

Oggi, nell’ottica di ridurre le spese legate alla climatizzazione invernale degli ambienti, sempre più persone decidono di affidarsi alla biomassa, vedendola come fonte pulita di calore e come mezzo per risparmiare. Al di là di qualunque diatriba che potrebbe venirsi a creare sulla questione dell’inquinamento dovuto all’emissione di polveri, è infatti indubbia la convenienza economica dell’utilizzo di legna, pellet o cippato soprattutto nei contesti rurali, dove vi è un’ampia disponibilità della materia prima, fornita dalle pratiche agricole.

Ci preme tuttavia sottolineare che, differentemente da quanto in molti sono portati a pensare, gli impianti a biomassa presentano, come gli impianti a gas, diverse criticità dal punto di vista della sicurezza, alle quali, com’è logico, deve essere posta estrema attenzione.

 

Riferimento indiscusso per questa tipologia di impianti è la norma UNI 10683 valida per tutti gli impianti a pellet, biomassa o cippato sotto i 35 kW. In base a quanto prescritto da questo documento, gli apparecchi possono essere integrati all’interno delle abitazioni o essere installati in vani tecnici, a patto che siano soddisfatte le condizioni inerenti l’idoneità del locale e del sistema di scarico dei fumi. In pratica questo significa che le installazioni stagne possono essere effettuate senza limitazioni, differentemente non è consentita l’installazione in bagni, camere da letto, in locali con depressione fra esterno/interno > 4 Pa e con volumetria < 15 m3, nello stesso locale con apparecchi a combustibile liquido o con apparecchi gas tipo B. E’ invece sempre vietata l’installazione in locali con pericolo di incendio.

Altro dato fondamentale è la ventilazione dei locali: mentre per i generatori stagni non ci sono limitazioni, il locale d’installazione di generatori che prelevano l'aria comburente dall'ambiente di installazione deve essere ventilato. Quando necessaria si ritiene sufficiente la ventilazione se: il locale è dotato di una o più aperture di ventilazione; il locale è dotato di aperture permanenti verso un locale a sua volta dotato di aperture di ventilazione; il locale ha una dispersione permanente derivante dalla presenza di micro-fessure o aperture che consentono il mantenimento della differenza di pressione fra ambiente esterno ed interno ad un valore ≤ 4 Pa; il locale è dotato di un sistema di ventilazione meccanica controllata che mantiene una differenza di pressione fra ambiente esterno ed interno ≤ 4 Pa.

Ma se i precedenti aspetti risultano importanti, non sono certo da dimenticare le indicazioni relative ai camini ed alle caratteristiche specifiche che questi ultimi devono possedere quando asserviti ad impianti a biomassa. Inutile sottolineare l’importanza di questo argomento: un errato dimensionamento, per esempio, potrebbe portare problemi di tiraggio, con conseguente calo del rendimento o rischio di trafilamenti di fumo negli ambienti abitati.

Alla luce di ciò è quindi importante che i condotti di scarico dei fumi abbiano la giusta dimensione. In questo senso, un supporto può essere fornito dalla UNI EN 13384-1 del 2015, “Metodi di calcolo termico e fluido dinamico - Parte 1: Camini asserviti a un solo apparecchio”. All’interno della norma si spiega come il calcolo della dimensione interna (sezione trasversale) del camino si debba basare sul confronto tra la pressione in corrispondenza del punto di ingresso dei fumi nel camino e la pressione necessaria per avere un sufficiente tiraggio (funzione delle temperatura dei
fumi) alle diverse condizioni ambientali (temperatura esterna minima e massima). Si tenga presente che, come anche per gli impianti a gas, vale il principio per cui più la canna fumaria è lunga, tanto maggiore sarà il tiraggio. Inoltre, l'altezza della canna fumaria vincola la sezione della stessa e quindi i condotti più brevi saranno caratterizzati da un diametro maggiore rispetto a quelli più lunghi.

Ma se un corretto dimensionamento è alla base di un corretto funzionamento del camino, non devono essere dimenticati neppure tutti gli accorgimenti che rendono la canna fumaria sicura per la salute e la sicurezza degli occupanti e delle strutture del fabbricato ospitante. Tra le principali regole da seguire vi è senza dubbio quella di utilizzare il condotto di scarico dei fumi per un solo apparecchio, in modo da evitare possibili interferenze, come quelle che si verrebbero a creare, ad esempio, tra un camino a focolare aperto ed una caldaia dotata di ventilatore. Altro punto fondamentale è poi la necessità di utilizzare materiali resistenti all’azione corrosiva della condensa, la quale, essendo i fumi della biomassa particolarmente ricchi di zolfo, può creare seri danni dovuti alla sua alta acidità.

Risulta inoltre essenziale installare la canna fumaria in modo che abbia un andamento verticale, evitando variazioni della sezione e bruschi cambi di direzione. Questo al fine di ridurre turbolenze nei fumi e perdite di tiraggio, che, oltre a diminuire l’efficienza, rischiano anche di creare accumuli di polvere e fuliggine all’interno del condotto. Tali depositi risultano estremamente pericolosi, in quanto potrebbero incendiarsi, causando gravi danni al camino e, nel peggiore dei casi, a tutta la struttura.

Si incorre nel rischio di incendio anche quando vengono posti materiali infiammabili a contatto con la tubazione di scarico fumi , o comunque troppo vicino ad essa. In questo caso le fiamme possono svilupparsi per due motivi: il surriscaldamento dovuto al contatto con il materiale a temperatura estremamente elevata della canna fumaria, o quello causato da un trafilamento del fumo dal condotto stesso.

Proprio al fine di prevenire tali situazioni, è quindi importantissimo che canale da fumo e canna fumaria siano installati da tecnici specializzati e manutenuti regolarmente, così da ridurre al minimo i rischi.

Nel malaugurato caso in cui la canna fumaria prendesse fuoco, è importante non eseguire operazioni affrettate o avventate. Prima di tutto non bisogna mai gettare acqua nel camino dall’alto, perché la differenza di temperatura tra l’acqua e le pareti arroventate del condotto causerebbe la formazione di crepe che andrebbero ad accentuare il fenomeno. Inoltre la pressione del vapore acqueo prodotto potrebbe indebolire o distruggere le pareti. La tecnica da adottare, compatibilmente con la propria incolumità, è invece quella di cospargere lentamente e con poca acqua la legna o il combustibile presente nel caminetto, al fine di terminarne la combustione, chiudere l’eventuale valvola dell’aria di tiraggio del camino, allontanare mobili e altri oggetti infiammabili dai muri attigui al condotto di scarico dei fumi.

La possibilità che si sviluppi un incendio, a patto di seguire le regole descritte dalle norme e di eseguire la necessaria manutenzione, è comunque estremamente limitata e gli impianti a biomassa risultano quindi perfettamente sicuri.