F-GAS: AUMENTANO LE AZIENDE CERTIFICATE

f gas regulations

 

Le certificazioni F-gas continuano ad essere un argomento molto gettonato all’interno della comunità degli installatori e dei manutentori di impianti di condizionamento e di refrigerazione. È quindi d’obbligo, ora che è possibile avere una visione d’insieme, valutare e commentare i dati relativi ai rusiltati ottenuti lo scorso anno.

 

Prima di tutto i numeri: al 31 dicembre 2015 le imprese iscritte al Registro F-gas sono state 48.262, in aumento rispetto alle 46.847 di luglio e alle 45.154 di gennaio. Le imprese certificate invece, cioè quelle che hanno convertito la loro certificazione provvisoria in definitiva, sono passate dalle 12.964 di gennaio 2015 alle 15.898 di luglio, per arrivare al 19.856 nell’ultimo mese dell’anno. Un aumento molto più consistente rispetto alle iscrizioni, con un conseguente aumento in percentuale delle ditte certificate: dal 29% di gennaio al 41% di dicembre.

 

Se si guardano invece i dati relativi alle singole persone, emerge che quelle iscritte al registro sono aumentate dalle 67.692 di gennaio 2015 alle 73.437 di dicembre, mentre quelle certificate sono passate dalle 44.578 di gennaio alle 51.324 di dicembre. In termini percentuali si è passati dal 66% al 70%.

 

Ricordiamo, per chi non fosse ferrato nella materia, che un’azienda, per poter operare in ambito F-gas deve ottenere una certificazione da un ente accreditato, il quale attesta che l’impresa è in possesso di tutti i requisiti necessari a maneggiare in sicurezza i gas fluorurati. Tali requisiti sono: avere operai muniti di patentino personale e con un’adeguata esperienza, possedere un’adeguata attrezzatura e strumentazione ed essere iscritti al Registro F-gas, gestito dalle Camere di Commercio.

 

Analizzando i dati si nota quindi come più della metà delle imprese che operano nel settore abbia avviato l’iter per ottenere la certificazione, ma non l’abbia terminato!

 

Le motivazioni di questo fatto sono molteplici: alcune aziende hanno preferito smettere di operare nel settore, altre, visto il momento non proprio florido, non sono in grado di affrontare la spesa, altre non hanno ben compreso le norme e l’obbligatorietà della certificazione di impresa.

 

Dai dati tuttavia si evince una sempre maggiore consapevolezza da parte delle imprese ed una maggiore volontà di mettersi in regola da parte delle stesse. Un aiuto in questo senso è senza dubbio dovuto alla stretta sui controlli avviata dal Ministero dell'Ambiente la scorsa estate, attraverso le lettere inviate alle imprese che risultavano iscritte al registro, ma prive della certificazione definitiva. Una spinta decisiva è però stata data anche da incentivi come l’Ecobonus, che possono essere ottenuti solo a patto di appoggiarsi ad aziende in regola.

 

Un bel passo in avanti, ma c’è ancora molto da fare: oltre ai controlli d’ufficio, serve una maggiore presenza delle istituzioni sul territorio, in modo da poter individuare tutte quelle persone (circa 10mila imprese, secondo le ultime stime) che operano nell’ombra, senza fatture e, a volte, senza nemmeno le abilitazioni della Camera di Commercio. Ricordiamo infatti che è in gioco la credibilità di tutto il processo di certificazione, che, se non gestito a dovere, rischia di trasformarsi solo in un’ulteriore tassa. Una tassa per di più iniqua, perché andrebbe a colpire solo gli installatori onesti. Proprio coloro che, invece, dovrebbero essere maggiormente tutelati.

 

La lenta macchina della giustizia italiana si è però, bisogna ammetterlo, messa in moto e, speriamo, darà risultati ancora più concreti nel 2016, quando, tra l’altro, entrerà in vigore in tutte le sue parti il Regolamento europeo 517/2014.

 

Ing. Alfero Daniele
Professional Team
Collaboratore tecnico