RABBOCCO DI GAS REFRIGERANTE: QUANDO E' POSSIBILE?

Un impianto di condizionamento ben realizzato, la cui tenuta è stata verificata attraverso prove in pressione con azoto e su cui è stato eseguito il vuoto nella maniera corretta, è teoricamente in grado di lavorare e funzionare senza problemi per molti anni, senza aver bisogno di interventi diversi dalla manutenzione di base e dalla pulizia di filtri e batterie di scambio termico.


Tuttavia la teoria non sempre trova riscontro nella realtà e, in alcune situazioni, è possibile che si verifichino perdite di refrigerante.

Così come imposto dal DPR 146/2018, l’operatore (ovvero il proprietario) deve rivolgersi il prima possibile ad un’impresa certificata, che provveda ad eseguire la riparazione, impedendo ulteriori fuoriuscite di gas nell’ambiente (sottolineiamo che, nel caso si riscontri la presenza di una perdita, non è sufficiente rabboccare il gas nell’impianto: la perdita deve prima essere individuata ed eliminata).


Se vi è stata una perdita, al termine dell’intervento sarà ovviamente necessario ricaricare il gas refrigerante, andando a compensare quanto non più presente nell’impianto. Se però è facile dire “ricarica”, all’atto pratico i fattori da considerare sono molti, non ultimo la tipologia del gas: se infatti per alcune sostanze non vi sono particolari problemi, con altre l’operazione in questione deve essere ponderata con maggiore attenzione.


Nel caso in cui si stia lavorando con un fluido refrigerante puro (come ad esempio R32), se siamo certi che quanto presente nell’impianto non è stato “sporcato” da agenti esterni (in caso di perdita l’impianto entra in connessione con l’ambiente permettendo l’accesso ad aria, umidità e polveri), la ricarica è consentita nella maggior parte dei casi.

Se invece lavoriamo con delle miscele di refrigeranti (come ad esempio R410A) la questione si complica.


Per lavorare correttamente, la miscela deve contenere le sue componenti nella percentuale corretta: variazioni nelle proporzioni possono portare a problemi di funzionamento o, in alcuni casi, alla trasformazione del gas in sostanza in sostanza infiammabile (questo può avvenire quando, tra le varie componenti vi è un antidetonante). Ciò significa che, non potendo verificare che dalla perdita siano uscite tutte le componenti in parti uguali, i rabbocchi devono essere eseguiti con cautela: se il refrigerante perso è di poca entità è possibile fare il reintegro della carica, mentre con perdite maggiori, è meglio procedere alla sostituzione completa della carica, soprattutto se c’è il fondato rischio che nel circuito sia entrata aria.


Per alcune sostanze, inoltre, la cui volatilità dei componenti è decisamente diversa (come ad esempio R407C), conviene sempre sostituire tutta la carica.